Sviluppo della logistica e crescita internazionale

Il sistema economico internazionale ha registrato negli anni recenti un grado d’integrazione, inteso come incremento degli scambi commerciali (beni e servizi) e dei flussi internazionali di capitale, mai raggiunto in precedenza.

Questo fenomeno ha innescato una spirale positiva in termini di creazione di posti di lavoro, ha reso i mercati più efficienti e competitivi e ha posto, con le dovute eccezioni, l’economia globale su un sentiero di crescita stabile.In questo contesto di forte globalizzazione, la logistica e i trasporti giocano un ruolo fondamentale in quanto, non solo rappresentano i settori funzionali che permettono al commercio internazionale di avere effettivamente luogo, ma sono gli elementi chiave per la crescita di un paese.

La World Bank, in collaborazione con la società di consulenza Bain & Company, ha stilato il rapporto:”Enabling Trade Valuing Growth Opportunities” e ha preso in esame le inefficienze generate dalle barriere funzionali all’interno della catena logistica presenti nel mondo. Queste sono tutti quei fattori di inefficienza (di tipo regolamentare, trasportistico, informativo, ecc.), in grado di generare ritardi nei tempi di preparazione, spedizione e consegna delle merci.Fra questi rientrano anche le formalità doganali di importazione/esportazione, che spesso implicano la necessità di richiedere autorizzazioni, registrazioni o permessi da parte delle imprese (es. licenze export, licenze import, nulla osta e registrazioni presso agenzie governative varie, ecc.), senza i quali non è possibile procedere alla spedizione o ritiro delle merci.

Lo studio in esame evidenzia il fatto che una riduzione di tali barriere può generare una crescita del PIL globale 6 volte maggiore rispetto a quella che si avrebbe se si rimuovessero tutte le tariffe a livello mondiale. Infatti, se ciascun Paese fosse in grado di realizzare dei miglioramenti significativi nella gestione delle frontiere e nell’infrastrutture dei trasporti e delle comunicazioni, allora il PIL mondiale potrebbe crescere di circa 2.6 trilioni di dollari (pari al 4.7%) e le esportazioni di 1.6 trilioni di dollari (pari al 14.5%). Il motivo per cui una riduzione delle barriere nella logistica genera risultati di tale importanza in termini di miglioramento dei traffici, è dato dal fatto che la razionalizzazione e l’eliminazione delle inefficienze nel ciclo logistico eliminano gli sprechi di tempo e di risorse, mentre l’abolizione delle tariffe implica principalmente una riallocazione di risorse. Infatti per coprire le minori entrate dovute alla riduzione dei dazi, gli Stati dovrebbero ricorrere ad altri prelievi fiscali alternativi.

Ridurre le barriere nella supply chain significa dunque ridurre i costi ed i prezzi per le imprese che importano materie prime o prodotti intermedi da incorporare nel loro processo produttivo, ed in ultimo per i consumatori che acquisteranno il prodotto finito. Ovviamente, anche la riduzione delle barriere nella logistica richiede investimenti da parte delle imprese e degli Stati, mentre le riduzioni tariffarie richiedono solo modifiche di tipo legislativo o regolamentare, ma la prima tipologia di investimento produce sul lungo termine risultati ben più soddisfacenti di una semplice riduzione o rimozione daziaria.

Esiste poi il Logistic Performance Index, che è un indice redatto sempre dalla World Bank, il cui scopo è quello di misurare la qualità della logistica di un paese. Si basa su:

  1. l’efficienza del processo di sdoganamento;
  2. la qualità delle infrastrutture del commercio, dei trasporti e dei servizi di logistica;
  3. la facilità nell’organizzare spedizioni a prezzi competitivi;
  4. la qualità e la capacità di monitorare e rintracciare le spedizioni;
  5. la frequenza con la quale le spedizioni raggiungono il destinatario entro il tempo previsto.

L’indice è stato costituito su un questionario rivolto a oltre 1000 spedizionieri internazionali con lo scopo di coprire tutti i Paesi del mondo. Gli intervistati hanno valutato otto mercati in sei dimensioni fondamentali. Il punteggio complessivo di un paese è una media pesata, che va da un massimo di 5 ad un minimo di 1, dove un punteggio più alto rappresenta una migliore qualità del servizio. Non esistono Paesi con Indice uguale a 5 poiché implicherebbe che un paese sia stato valutato con il massimo dei voti per tutte le dimensioni e da tutti gli intervistati.

I paesi con Indice pari a 4 sono:  Singapore, Hong Kong, Finlandia, Germania, Danimarca e Paesi Bassi.

L’Italia si colloca al 23° posto con un valore del Logistic Performance Index di 3,67. Nel grafico sovrastante l’abbiamo raggruppata con gli altri 46 paesi che hanno indice 3. Sempre in questa classe troviamo Paesi sviluppati come Giappone, Stati Uniti e Regno Unito, ed economie in via di sviluppo come Cina, Brasile, Turchia e India.

La classe avente indice 2 è la più numerosa e tra i paesi della Zona Euro ci rientra solamente la Grecia. Hanno lo stesso valore anche la Russia, diversi paesi Balcanici e i paesi del Maghreb. I Paesi con indice 1 sono molto numerosi, ma al contempo rappresentano paesi dimensionalmente piccoli sia dal punto di vista territoriale sia in termini di commercio internazionale.